venerdì 27 gennaio 2012

Gaeta Convegno Nazionale - XXI 2012


 XXI 
CONVEGNO NAZIONALE
DELLA  FEDELISSIMA  CITTÀ  DI  GAETA
10, 11 e 12  febbraio 2012

DAI PRIMATI ALLA RECESSIONE
Viaggio nei destini del Sud


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Anche quest’anno ci ritroveremo nella città della nostra identità, quella fedelissima Gaeta che seppe resistere ai tradimenti ed alle cannonate per tramandarci un messaggio di orgoglio e di speranza che mai nessun tradimento e mai nessuna cannonata riusciranno a scalfire.
Oltre ai tradizionali appuntamenti, novità interessante di questo evento sarà la visita ai luoghi dell’Assedio a cura delle guide del Parco di Monte Orlando.

Vi aspettiamo numerosi.

        Cap. Alessandro Romano












Frà Diavolo, il nuovo libro di Daniele Iadicicco e Alfredo Saccoccio



NOVITÀ EDITORIALE

“Fra’ Diavolo”

  
Il Dott. Daniele E. Iadicicco, Pres. dell'Ass. Terraurunca ed il Prof. Alfredo Saccoccio, giornalista, hanno da pochi giorni dato alle stampe il loro libro “Fra’Diavolo - Scritti, ritratti e folli biografie”, Caramanica Editore.
Occorre evidenziare che uno dei due autori, il compatriota nonché confratello dell’Ordine Costantiniano, Daniele Iadicicco, è ad oggi il maggiore raccoglitore di documenti e cimeli del grande Fra’ Diavolo. Egli da anni segue in tutto il mondo le tracce documentali del padre della guerriglia moderna, per acquistarle ed inserirle nella sua raccolta più unica che rara.
Ecco come arriva questo importante libro evento che, dopo anni di stasi storiografiche, fa un importante punto di consistenza storica.

Cap. Alessandro Romano



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Nel 240° anniversario dalla nascita e nel 205° ricordo della scomparsa, questo libro vuole far luce sulla figura di un grande eroe leggendario del meridione d’Italia: il Colonnello Michele Pezza, Duca di Cassano,  detto Fra’Diavolo. Il libro è ordinabile contattando l'autore, via Email: danykingsize@hotmail.com   Facebook: Amici di Terraurunca Twitter:
 Assterraurunca Cell: 328/2785658.

Il Colonnello Pezza si distinse nelle battaglie anti-francesi e per la riconquista del Regno di Napoli.  Morì a soli 35 anni, impiccato, a Piazza mercato a Napoli. Giustiziato come un brigante per non aver accettato di passare coi nemici francesi.
Questo lavoro si discosta completamente dai già noti libri scritti sul personaggio. In questo libro vengono pubblicati, per la prima volta in italiano, testi tratti da libri, giornali e memorie del XIX secolo, che parlano appunto di Fra’ Diavolo.  Possiamo leggere le memorie del Gen. Hugo, padre di Victor, arrivato in Italia per dare la caccia al Pezza, ed ancora leggere Dumas o scoprire le prime pagine del “Journaul de l’Empire” dedicate al nostro eroe. Molti sono le versioni fornite sulla vita di questo eroe ribelle, da quelle fantastiche che lo vedono essere un monaco calabrese che da fuoco al suo stesso convento, a quelle più puntuali che lo collocano come giovane bastaio in Itri.
 Quello che è certo che sono pochissimi i personaggi storici che godono di una fama così sconfinata come Fra’ Diavolo. Su di lui furono scritti due libri quando era ancora vivo, uno in Francia e l’altro in Germania.
Quando nel 1830, il famoso compositore francese Auber gli dedica un’opera, “Fra’Diavolo”, ecco che la sua fama inizia a diventare immortale, a travalicare i confini di ogni nazione ed a sconfiggere l’oblio del tempo. Il problema è che, però, la fama attribuitagli inizia anno dopo anno a discostarsi dalla figura storica di combattente realista per adagiarsi su quella vilipesa di brigante.
Questo libro vuole, riportando per la prima volta le fonti, regalare una visione piena e precisa della figura di Michele Pezza. I straordinari testi presentati, la piccola appendice iconografica inedita, riportano Fra’Diavolo in un ambito più storico che fantastico, regalando al lettore straordinari documenti, alcuni dei quali coevi al personaggio, mai pubblicati in 200 anni di studi.
Il libro fa parte della prestigiosa collana dell’Accademia Internazionale di Studi Costantiniani, ed è patrocinato dallo stesso Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.
In copertina ed in quarta di copertina due quadri originali del Maestro Normanno Soscia, creati per l'occasione.





giovedì 26 gennaio 2012

Fiorella Mannoia ingrossa le fila del Meridionalismo Identitario


Dopo Teresa De Sio e Maria Grazia Cucinotta, un’altra importante artista del mondo dello spettacolo si schiera tra le Brigantesse poste in difesa della nostra dignità.
Qualche giorno fa, in un’intervista televisiva, chiaramente commossa, Fiorella Mannoia pronunciava accorate parole in difesa di una dignità meridionale calpestata dalle menzogne. Una difesa appassionata e sincera che può nascere solo da una presa di coscienza identitaria che è avvenuta, come per incanto, leggendo il libro TERRONI.
Il compatriota Gaetano Marabello ci ha segnalato un articolo a riguardo che riportiamo integralmente.

Cara Fiorella, benvenuta in Patria.



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Da Sicilia Informazioni del 24 gennaio 2012



Dai Forconi alla musica
Nel nuovo album Fiorella Mannoia
canta il Sud saccheggiato e smarrito
Ma anche quello che si ribella



Il progetto vede la luce giusto nel bel mezzo del tempo dei Forconi. La sete di riscatto, ribellione, riscossa del Meridione, giungono dalla voce di Fiorella Mannoia, che torna a raccontare e raccontarsi in “Sud”, il nuovo album in uscita proprio oggi. Composto con la collaborazione, fra gli altri, di Ivano Fossati, il cd è un omaggio in musica al Sud dell’Italia ed anche “del mondo”, ma anche un viaggio in cui l’artista ripercorre temporalmente il mutare dei valori del nostro Paese, a partire dall’Unità.
Unica cantante italiana ad aver vinto cinque volte il premio Tenco come migliore interprete, Fiorella Mannoia rende omaggio ad un Sud troppo spesso “depredato e abbandonato”, e attraverso dodici brani inediti l’obiettivo è quello di fotografare il Mezzogiorno in tutte le sue sfaccettature. Descriverne con il cuore l’allegria, la disperazione, la nostalgia ed anche una delle più amare pagine, quella riguardante la migrazione dei popoli “che tutto il Sud del mondo si porta dietro”.
L’idea del concept album è nata a seguito della lettura di “Terroni”, libro di Pino Aprile. “È stato talmente scioccante – ha raccontato la cantante  – constatare che quello che avevamo letto nei libri di scuola era lontano da quello che realmente era successo intorno all'Unità d'Italia, che nel mio piccolo sentivo di voler fare qualcosa per contribuire a ridare al Sud un po’ della dignità che le era stata tolta”. “Ragionando sul nostro Sud era inevitabile che lo sguardo si estendesse a tutto il Sud del mondo che condivide più o meno la stessa storia e lo stesso destino. Il pensiero – spiega Mannoia - è anche andato all'Africa terra di conquista e di saccheggio per eccellenza”.

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lunedì 23 gennaio 2012

Replica a Foggia - LA TERRA DEI BORBONE












I Forconi - La protesta siciliana dilaga in tutta Italia




IL FATTO QUOTIDIANO DEL 23 GENNAIO 2012 

I Forconi arrivano in tutta Italia: da Nord
a Sud blocchi dei tir nei caselli autostradali



Paese paralizzato per la protesta degli autotrasportatori, che scioperano per l'aumento dei prezzi dei carburanti, per i rincari dei ticket delle strade a lunga percorrenza e per l'innalzamento dell'Irpef.
Sono oltre duemila i tir che dalle prime luci dell’alba stanno bloccando il traffico autostradale in tutta Italia per lo sciopero degli autotrasportatori, i quali protestano contro il rincaro del gasolio, quello dei ticket autostradali e dell’Irpef. All’alba di stamattina erano oltre sessanta i blocchi ai caselli delle principali arterie nazionali, ma il numero è in continuo aggiornamento. E non per difetto. Si tratta di una sorta di Movimento dei Forconi su scala nazionale. Il ministro degli Interni, Annamaria Cancellieri, ha promesso “massima attenzione” per un eventuale dilagare della protesta, aggiungendo che non saranno “tollerati blocchi stradali”. Il rischio del resto è più che concreto: il blocco totale del traffico autostradale, con i camionisti che fermano i loro mezzi e fanno volantinaggio nei pressi dei caselli per sensibilizzare gli automobilisti, rischia di avere seri contraccolpi sulle tasche dei cittadini. Secondo la Coldiretti, del resto, “l’86 per cento dei trasporti commerciali in Italia avviene su strada” e per questo motivo la protesta influirà “sulla la spesa degli italiani, soprattutto per i prodotti più deperibili come il latte, la frutta e la verdura che non riescono a raggiungere gli scaffali dei mercati”.
Lo sciopero è iniziato alla mezzanotte di ieri, con carovane di mezzi pesanti che si sono diretti ai caselli per organizzare il blocco della circolazione. Il peggio, però, deve ancora arrivare: in queste ore, infatti, il numero degli sbarramenti continua ad aumentare, con i camionisti che continuano spontaneamente ad aderire alle proteste.
Assemblee territoriali si sono svolte a partire da questa notte in varie regioni del paese e il numero delle imprese che hanno deciso di fermare i servizi continua a crescere ora dopo ora. ”Grande adesione, superiore a qualsiasi aspettativa – ha comunicato in una nota il movimento Trasportounito – Assemblee territoriali si sono svolte a partire da questa notte in varie regioni del paese e il numero delle imprese che hanno deciso di fermare i servizi continua a crescere ora dopo ora. Proprio l’adesione – ha detto Maurizio Longo, segretario generale di Trasportounito – sta dimostrando la gravità della crisi in atto. Trasportounito, in quanto organizzazione autonoma e indipendente, si sta facendo interprete di un disagio che è reale e tangibile per le imprese così come per le famiglie dei tanti autotrasportatori che si stanno battendo per la sopravvivenza”.
Tutti i punti interessati dalle manifestazioni sono presidiati dalle forze di polizia: attivo anche il monitoraggio di Anas e Concessionari autostradali. Notizie aggiornate sulla percorribilità di autostrade e viabilità ordinaria sono disponibili tramite il Cciss (numero gratuito 1518, sito web www.cciss.it e mobile.cciss.it, nuova applicazione gratuita iCCISS per iPHONE), le trasmissioni di Isoradio ed i notiziari di Onda Verde sulle tre reti Radio-Rai; per l’autostrada A3 “Salerno Reggio Calabria” è in funzione, per le informazioni sulla viabilità, il numero gratuito 800 290 092.

LE CODE DA NORD A SUD
Disagi e code da nord a sud sulla rete autostradale italiana a causa della protesta degli autotrasportatori, scattata alla mezzanotte.
Sul sito della società autostrade l’elenco dei nodi e dei tratti interessati dalla protesta. Sulla A14 Bologna-Bari-Taranto sono chiuse per i veicoli merci le entrate di Poggio Imperiale, San Severo, Foggia e Andria. Ancora sulla A14 chiusa per tutti i veicoli l’uscita di Cesena nord, incolonnamenti in uscita alla stazione di Forlì e a San Benedetto del Tronto. Sulla A7 Genova-Milano si possono verificare disagi alla circolazione a Serravalle Scrivia e Vignole Borbera, code in uscita a Genova Bolzaneto, sempre sulla A7 code verso Milano tra il bivio con la A10 e Genova Bolzaneto. Incolonnamenti anche in Lombardia sulla A4 in uscita a Dalmine, Bergamo e Seriate con una coda di 2 km tra Dalmine e Bergamo verso Brescia e 4 km tra Seriate e Bergamo in direzione di Milano. Possibili disagi sulla A1 Milano-Napoli nel tratto compreso tra Ceprano e Napoli. Sulla A16 Napoli -Canosa si sono formate code in entrata alla barriera di Napoli est. Sulla A30 Caserta-Salerno 2 km di coda tra Castel San Giorgio e Mercato San Severino verso Salerno, incolonnamenti in entrata alla barriera di Salerno verso Caserta.
CAMPANIA - La situazione più critica in Campania, con blocchi sulla Salerno-Reggio Calabria, sull’A30 Caserta-Salerno e nelle uscite di Caserta Sud, Capua e Santa Maria Capua Vetere. Blocchi stradali anche nel napoletano. A Nola, Palma Campania e sulla Statale 7bis, il blocco al traffico è stato fatto con una cinquantina di tir e un centinaio di persone. Già da ieri sera, nel nolano, c’era stato un primo raduno di mezzi, poi in nottata è maturata la decisione del blocco. Sul posto la polizia. Alla barriera di Mercato San Severino (Salerno) sono oltre un centinaio i mezzi pesanti che sono fermi sulla carreggiata. Presidi vengono segnalati anche sulla A/3, la Salerno-Reggio Calabria, alle uscite di Eboli, Sicignano degli Alburni e ad Atena Lucana, dove si registrano i maggiori disagi per la presenza sulla corsia nord di mezzi pesanti che occupano una corsia di marcia. Anche sulle A16 Napoli-Canosa blocchi effettuati da tir. Uno è stato rimosso all’altezza di Baiano, anche se alcuni mezzi non si sono allontanati e non si esclude possano riprovare a provocare uno stop alla circolazione. Un altro blocco interessa Benevento, ed è ancora in corso.
A Baiano a effettuare il blocco erano stati cinque tir, ma al momento non ce ne sono più in zona. A Benevento, invece, c’è tensione. Sono circa 30 i tir all’ingresso e altrettanti all’uscita dello svincolo della A16 per il capoluogo sannita e sta montando una polemica con i piccoli autotrasportatori che intendono comunque allestire i mercatini cittadini. I manifestanti invece vogliono che aderiscano alla protesta tutti i mezzi circolanti nella zona. Particolarmente difficile la situazione a Napoli, dove le proteste e i presidi sono arrivate anche nel porto dove la polizia segnala un presidio di una cinquantina di camion al porto di Napoli, al varco Pisacane.
Il presidio più numeroso si trova a Napoli Nord dove sono presenti circa cento manifestanti. Libero il passaggio alle autovetture. Il blocco, infatti, interessa solo i mezzi pesanti. Sul posto si trovano le volanti della polizia stradale e della questura di Caserta in servizio di ordine pubblico.
I manifestanti hanno iniziato la loro protesta ieri sera poco dopo le 22 e proseguiranno fino alla mezzanotte del 27 gennaio, così come è stato comunicato al questore e al prefetto di Caserta. Non hanno aderito al movimento le sigle Anita e Fai.
Forconi napoletani
Un gruppo di un centinaio di persone aderente al movimento ‘Insorgenza civile’ che si riconosce nella protesta dei ‘Forconi’ siciliani presidia da questa mattina Piazza Garibaldi con uno striscione sul quale c’è scritto ‘Insorgere è giusto’. Questa notte alcuni aderenti al movimento ‘Made in Naples’ nato spontaneamente su Facebook negli ultimi giorni è andato a portare la solidarietà agli autotrasportatori che occupavano a Marcianise (Caserta) una parte dell’autostrada. “Le manovre economiche non si fanno in funzione del popolo – spiegano i manifestanti – nel Sud la crisi è più seria perchè siamo improduttivi da molti anni, vogliamo che le manovre economiche si facciano per i ricchi”.
PUGLIA
Problemi al traffico autostradale anche in Puglia, dove i camionisti hanno fermato i tir in prossimità degli svincoli di entrata e uscita dell’autostrada A/14 e A/16 e delle principali strade statali. In particolare, sulla tangenziale di Bari ci sono lunghe code (in entrambe le direzioni) in prossimità degli ingressi in città, 4 km quella rilevata dalla Polstrada per l’ingresso ‘Poggiofranco’, mentre blocchi di tir sono segnalati sulla SS371 nei pressi di Specchiolla, nel brindisino, sulla SS7 di Taranto, nei pressi dello stabilimento Ilva, sulla SS106 Jonica e sulla SS 100 Taranto-Bari. Sulla A14 Bologna-Bari-Taranto sono chiuse per i veicoli merci le entrate di Poggio Imperiale, San Severo, Foggia e Andria.
L’agitazione, intensificatasi con il trascorrere delle ore, sta determinando considerevoli rallentamenti o in alcuni casi il blocco della circolazione automobilistica, normalmente caotica il lunedì mattino sulle vie di accesso alle città. La situazione più critica si registra sulla tangenziale di Bari, l’unica strada che collega il Nord al Sud della Puglia.
Mezzi pesanti occupano due delle tre corsie e il traffico procede a passo d’uomo. Attualmente sono quattro i chilometri di coda ma le previsioni non sono rosee. Il tratto che risente maggiormente dei blocchi è quello compreso tra gli svincoli Stanic e San Pasquale, dove parte la statale 100 per Taranto. In quest’ultima città traffico a rilento tra lo stabilimento Ilva e Mottola dove c’è il casello dell’autostrada A 14. Concentrazione di autotrasporatori anche alla periferia di Foggia e di San Severo dove per il momento il traffico non subisce interruzioni.
CALABRIA
Mezzi pesanti bloccati anche in Calabria per lo sciopero dei tir. A Catanzaro, da stamane, si registrano code e rallentamenti sulla superstrada Catanzaro-Lamezia Terme in ingresso nel capoluogo. Dalla mezzanotte sono in atto presidi che impediscono il transito a camion e Tir sulla A3 Salerno-Reggio Calabria a Rosarno, Gioia Tauro e Campo Calabro. Stessa situazione nella zona nord del tratto calabrese dell’arteria a Montalto Uffugo, Cosenza Nord e Firmo. Sulla statale 106, sempre dalla mezzanotte, il blocco riguarda tutti i mezzi pesanti. La protesta ha il nucleo centrale a Grotteria Mare in un punto strategico di confluenza tra la statale 106 e la trasversale Jonio-Tirreno che collega le due sponde della regione. Un altro presidio che impedisce il passaggio dei mezzi pesanti è stato attuato a Gioiosa Jonica. Solo qualche pullman con studenti e i mezzi di soccorso riescono a superare lo sbarramento. In giornata la protesta potrebbe irrigidirsi con il blocco totale. Sul posto sono presenti carabinieri e polizia.
Praticamente interrotti, a Villa San Giovanni, i traghettamenti per la Sicilia. In un volantino distribuito agli automobilisti dagli autotrasportatori si esprime solidarietà ai colleghi siciliani e si chiedono azioni urgenti per scongiurare la chiusura delle aziende. In particolare, si rivendicano interventi per avere il gasolio professionale, sconti per i pedaggi autostradali, pagamenti corretti per le fatture, maggiori tutele per quanto riguarda le assunzioni e le tariffe.
Numerosi i distributori di carburante della Piana di Gioia Tauro chiusi. I presidi dei camionisti vengono vigilati da polizia e carabinieri che verificano che la protesta non degeneri e che venga svolta con la massima correttezza. In tutta la Piana intanto vengono prese d’assalto da parte degli automobilisti le ultime colonnine di benzina che non hanno finito le scorte. Per il resto i distributori sono tutti chiusi per mancanza di carburante. “La protesta con relativi presidi dei camionisti è programmata fino alla mezzanotte di venerdì prossimo e i blocchi verranno rimossi solo se nella riunione che dovrebbe svolgersi mercoledì prossimo a Roma tra le categorie degli autotrasporti e i rappresentanti del Governo arriveranno risposte alle nostre rivendicazioni”. Così Tommaso Alessi, responsabile zonale della Fiap Trasporti Uniti che coordina i presidi dei camionisti presso gli svincoli di Rosarno e Gioia Tauro, bloccando di fatto, oltre gli accessi alle due città, anche il passaggio per il porto di Gioia Tauro e alla strada grande comunicazione che unisce la fascia ionica e quella tirrenica della provincia Reggina. “Noi faremo passare le auto, i mezzi sanitari di soccorso e stiamo invitando i camionisti in transito ad aderire alla nostra protesta. Le rivendicazioni le conoscete tutti: riguardano il costo del carburante, il costo dell’autotrasporto in genere (autostrade, assicurazioni, eccetera) che stanno mandando sul lastrico le nostre aziende”.
SICILIA
Mentre la Sicilia tenta di tornare alla normalità dopo la protesta dei tir che la scorsa settimana ha bloccato l’isola, stamattina nuovi presidi sono stati attivati dai manifestanti, radunati sotto la sigla Forza d’urto”, con rallentamenti del traffico ma senza blocchi. Gruppi di “Forza d’urto” manifestano sulla statale 640 Porto Empedocle-Caltanissetta, allo svincolo di Canicattì Nord (AG), alla rotonda Giunone, al confine con la Valle dei Templi di Agrigento, a Porto Empedocle (AG), sulla statale 189, a Naro (AG), in contrada Garcitella. Tre i presidi a Ragusa e altri nella provincia: a Sampieri, Donnalucata, Comiso, Santa Croce Camerina. Una manifestazione si registra anche allo svincolo di Giarre sull’autostrada Catania-Messina. Ancora code di automobilisti per rifornirsi ai distributori nella città etnea, dove il carburante alle pompe è arrivato in ritardo rispetto che in altre città, dove la distribuzione è cominciata nella notte di sabato scorso. Quasi esaurite che code ai distributori di Palermo, dopo che ieri alcune pompe hanno fatto turni straordinari. Vanno verso la normalità anche le forniture di merci nei supermercati.
ABRUZZO
Gli autotrasportatori protestano anche in Abruzzo, con un presidio organizzato, a partire dalla mezzanotte, nei pressi del casello Città Sant’Angelo-Pescara Nord dell’autostrada A14, per protestare contro il caro carburante e i provvedimenti del governo. Una quarantina di mezzi pesanti, al momento, sono fermi nei pressi del casello, mentre i camionisti cercano di convincere i colleghi in uscita e in entrata sull’autostrada ad unirsi alla manifestazione. Decine e decine le persone presenti nell’area, tra cui anche i ragazzi del cosiddetto “Movimento dei forconi – Abruzzo” che fin da venerdì ha organizzato un presidio simbolico di protesta nella zona del casello autostradale. Sul posto è presente anche un cospicuo numero di uomoni delle forze dell’ordine, tra Polstrada, Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. Non si registrano al momento problemi particolari, se non rallentamenti al traffico.
MARCHE
Sulla A 14, nelle Marche, al momento è bloccato il casello di San Benedetto del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, Porto Sant’Elpidio, Civitanova Marche e Ancona Sud. Secondo quanto spiegano dalla Polizia Stradale in servizio sul tronco autostradale adriatico, decine di mezzi pesanti stanno impedendo sia l’entrata che l’uscita degli autoveicoli. Tutta l’area è presidiata da polizia e carabinieri. Un presidio analogo, si sta creando anche all’altezza di Ancona Sud. Al momento, in questo casello sia l’entrata, che l’uscita è consentita. Brevi code si stanno formando anche in altri caselli della A14 del tratto marchigiano e, in particolare all’entarta di Fano (Pesaro-Urbino). Sulla rete viaria, per chi già percorre l’autostrada, al momento la viabilità è regolare. I manifestanti fanno parcheggiare i mezzi in entrata e in uscita. La protesta dei tir blocca anche la statale 76 che da Ancona va verso Loreto. Il blocco dei Tir, iniziato da poco, davanti alla negozio della catena Ikea, nel comune di Camerano. Difficolta’ si registrano anche all’altezza del casello autostradale di Ancona Sud.
Alla protesta partecipano anche i pescatori della marineria di San Benedetto del Tronto che stanno bloccando il porto. Si uniscono alla protesta degli autotrasportatori le marinerie del sud delle Marche. Mentre a Civitanova Marche (Macerata) è stato appena rimosso il blocco dell’accesso al porto, che è durato per tutta la notte, a San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) è scattata questa mattina la protesta della marineria locale, che è la più grande della regione. Tutti fermi in porto per manifestare contro l’aumento dei costi di gestione delle loro attività gli oltre 80 pescherecci che fanno base nella cittadina picena. Al momento però non si segnalano blocchi e disagi alla circolazione di accesso al porto, sia dal mare che dalle vie cittadine. Secondo la Capitaneria di Porto locale la situazione è sotto controllo.
LAZIO
Disagi anche al centro Italia, con alcuni autotrasportatori che stanno bloccando le entrate dell’A1 a Cassino, Ferentino, Caianello, Frosinone e Anagni, con questi ultimi due caselli che sono stati chiusi. I manifestanti si sono radunati nei pressi delle entrate autostradali a partire da ieri sera verso le 22 e lasciano solo uscire gli automobilisti. I caselli delle diramazioni di Roma Est, Nord e Sud sono presidiati dalla Polizia stradale che sta monitorando mezzi pesanti e taxi. Tir e camion fermi anche nei pressi dei caselli di Ceprano, Cassino, Anagni e San Vittore. Sull’A1 in Ciociaria già si registrano le prime ripercussioni negative per la circolazione, così come lungo la Casilina. Lo sciopero andrà avanti per cinque giorni. Polizia e carabinieri sono impegnati a monitorare la protesta.
UMBRIA
Rallentamenti nella notte sulla carreggiata nord della E45 nella zona di Perugia nell’ambito della protesta degli autotrasportatori in atto in ambito nazionale. La situazione è ora tornata normale anche se i manifestanti hanno mantenuto presidi nella zona di Lidarno. Durante la notte il numero dei manifestanti che si sono radunati presso l’area di servizio nord alla periferia del capoluogo umbro è via via aumentato. Le forze dell’ordine, nell’ambito di un dispositivo di controllo, predisposto dalla questura, hanno comunque controllato la situazione evitando che il traffico venisse bloccato. Registrati solo – secondo quanto si è appreso – alcuni rallentamenti alla circolazione. Stamani gli autotrasportatori hanno mantenuto presidi presso le aree di servizio di Lidarno, sulla carreggiata nord e quella sud. Presenti una cinquantina di mezzi ed un centinaio di manifestanti. La situazione è ora sotto controllo. Nel resto della regione non sono state segnalate al momento altre proteste.
EMILIA ROMAGNA
Il fermo nazionale dell’autotrasporto sta creando problemi al traffico sulle autostrade dell’Emilia Romagna, in particolare sull’A14. Il concentramento dei Tir ha causato il blocco totale del casello di Cesena e pesanti rallentamenti in quelli di Forlì e di Bologna San Lazzaro.
TOSCANA
Scioperano anche i pescatori. Hanno incrociato le braccia perché dicono di non farcela più con i costi. Una ottantina di pescherecci viareggini si sono fermati questa mattina e hanno annunciato il ‘fermo pesca’ almeno fino a giovedì prossimo. La protesta si è svolta all’interno del porto di Viareggio, uno dei più importanti dell’Alto Tirreno per quello che riguarda questo settore. In segno di ulteriore protesta i pescatori hanno simbolicamente riconsegnato parte della documentazione nautica dei pescherecci alla Capitaneria di Porto di Viareggio. L’obiettivo della categoria è riuscire ad ottenere la riduzione dei costi di attività per evitare il fallimento delle aziende ittiche, gran parte delle quali a conduzione familiare.
PIEMONTE
In Piemonte al momento si registra un presidio sulla tangenziale sud di Torino: gli autotrasportatori stanno manifestando in entrambe le direzioni nei pressi dello svincolo Sito, provocando rallentamenti alla circolazione stradale che viene indirizzata su una sola carreggiata. Nell’astigiano disagi si registrano agli svincoli in uscita di Asti ovest ed Asti est, quest’ultimo, in particolare, al momento risulta bloccato. Sulla A21, Torino-Piacenza è stato invece chiuso lo svincolo di Asti est bloccato dai manifestanti mentre disagi si registrano anche all’uscita Asti ovest. Presidi sono segnalati anche nei pressi di Serravalle e Tortona, nell’alessandrino.
Gli autostrasportatori in agitazione hanno bloccato a Torino l’accesso all’autostrada A4 Torino-Milano, in corso Giulio Cesare. Il blocco è in atto in corso Giulio Cesare, nella rotatoria in cui si trova l’imbocco autostradale. E intanto continua, sulla tangenziale di Torino, la difficile situazione all’altezza dell’uscita Sito Interporto, dove gli autostrasportatori sono incolonnati su entrambe le carreggiate: per i mezzi leggeri resta libera soltanto la corsia di sorpasso, mentre i mezzi pesanti si accodano sulle altre corsie. La situazione sembra tornata tranquilla sulla A21 Torino-Piacenza, all’altezza dei caselli Asti-Est e Asti-Ovest, dove si registrano alcuni rallentamenti, ma senza particolari disagi. Proteste dei mezzi pesanti anche a Novara, sull’arteria di accesso all’A4 da Novara Est, ma anche li’ non sono al momento segnalati disagi significativi.
LOMBARDIA
Grossi problemi sul tratto bergamasco dell’autostrada A4. Dalle 6,30 di questa mattina decine di autotrasportatori bloccano il casello di Bergamo dell’autostrada A4, non paralizzando del tutto il traffico ma facendo passare solo pochi mezzi per volta. Con il risultato di creare lunghissime code non solo in corrispondenza del casello del capoluogo (dove si sono superati i 4 chilomettri) ma anche in quelli di Seriate e Dalmine, dove gli automobilisti sono costretti ad uscire per evitare il blocco. Il traffico si riversa poi sulla viabilità ordinaria, soprattutto la Tangenziale Sud e l’Asse interurbano di Bergamo, dove la situazione è difficile. Dei presidi erano stati organizzati anche in corrispondenza dei caselli di Seriate e Grumello, ma si sono sciolti prima delle 9.
VENETO
Lo sciopero degli autotrasportatori contro il Governo e il caro carburanti scende in strada a piedi in Veneto. I Tir restano parcheggiati e una decina di manifestanti, stamane, si sono presentati con qualche cartello e striscione – come riferisce la polstrada del Veneto – al casello di Vicenza Est della A4. La manifestazione pacifica non ha fatto registrare alcun problema sia sul fronte dell’ordine pubblico che della viabilità.
LIGURIA
Anche in Liguria difficoltà nella circolazione autostradale. Nel capoluogo, la protesta del cosiddetto ‘Movimento dei forconi’ sta provocando forti rallentamenti e code sul raccordo tra l’autostrada A10-Genova-Ventimiglia e la A7 Genova-Milano e all’uscita del casello di Genova-Bolzaneto, con quest’ultimo bloccato per i mezzi pesanti che devono entrare in autostrada. Lo riferisce la Polizia Stradale.

QUANDO I GIOVANI SI APPROPRIANO DELLA VERITA' STORICA

Non a caso i conquistatori piemontesi del 1860 chiusero tutte le scuole dell’annesso Regno delle Due Sicilie. Lo scopo era chiaro: togliere alle nuove generazioni la memoria storica per recidere irreversibilmente il legame tra identità, tradizione e futuro.
Nel giro di poche generazioni, morti gli ultimi briganti, il popolo perse ogni ricordo di ciò che era stato e di come e perché era ridotto alla miseria ed alla sottomissione. Furono scritti altri libri e furono raccontate altre storie.
Ma “l’oblio e le usurpazioni non sono eterni” e perciò che dopo 150 anni le nuove generazioni della nostra Terra si stanno gradualmente e prepotentemente appropriando di una storia per troppo tempo negata. 
Il nostro compatriota e Delegato sannita Ubaldo Sterlicchio ci mette a conoscenza di un interessante articolo apparso sul giornalino scolastico (copia semestrale n. 2 di dicembre 2011) "Controluce" pubblicato dagli studenti del Liceo Scientifico di Telese Terme.
L'articolo, riportato alla pag. 24 a firma della studentessa Maria Rosaria Lavorgna, è titolato "Centocinquant'anni di retorica. Eroi o briganti? Processo alla Storia del Risorgimento" dimostra come la Verità Storica sta ormai abbattendo il muro delle menzogne risorgimentali in molte scuole e nelle menti libere degli intelligenti giovani del Sud.
Un articolo che dimostra l’indiscussa presa di coscienza di molti giovani e che ammonisce e mortifica i vari professori titolati che della menzogna e la mistificazione storica hanno fatto la loro fortuna.

Cap. Alessandro Romano







domenica 22 gennaio 2012

Novità editoriale




Le origini della casta - Il Risorgimento del malaffare

di
Elena Bianchini Braglia

Pagine: 228
Prezzo: Euro 15,00


Gli anni del Risorgimento sono un incredibile susseguirsi di scandali, ruberie, crimini, sperperi. Un nuovo paese viene costruito a forza, strangolando libertà e autonomie. Ci si appoggia alla mafia al Sud, si commissionano delitti al Nord. Poi, per sistemare tutti coloro che hanno partecipato all'impresa, si regalano incarichi, stipendi, gratifiche ad amici e conoscenti. L'Italia che ne viene fuori è un piccolo mostro. E a guidarne i primi barcollanti passi sono uomini senza scrupoli, incapaci, corrotti. I garibaldini per furti e sciupio sono paragonati ai vandali. Garibaldi definisce i parlamentari italiani "epuloni governativi", e ancora molti anni dopo Salvemini chiama Giolitti il "Ministro della malavita". Nulla è cambiato. Gli errori commessi allora ci perseguitano ancora oggi, irrisolti. La classe politica è ancora corrotta, la malavita organizzata sempre attiva, sprechi e favoritismi continuano a scandalizzarci, la fama d'inefficienza ci accompagna ovunque. negli anni del Risorgimento la morale si è congedata dalla politica. La corruttela si è fatta sistema, ha impregnato ogni fibra della nuova entità statale, è diventata normale, necessaria; è nata una vera e propria casta, incapace di gestire la cosa pubblica, immorale, avida, intrisa di benefici, e apparentemente inamovibile...






giovedì 19 gennaio 2012

La rivolta dei Forconi: ma quali mafiosi, noi siamo gente onesta



(AGI) - Palermo, 19 gen. - Confindustria Sicilia insiste: "Abbiamo evidenze chiare sul fatto che in molti blocchi e manifestazioni in Sicilia sono presenti esponenti riconducibili a Cosa nostra. Sappiamo che e' cosi' ad Augusta, a Lentini e dove le proteste sono piu' dure", dice il presidente degli industriali siciliani Ivan Lo Bello.
"Nostri associati - aggiunge colui che ha messo la firma sul codice antimafia nella sua organizzazione - hanno visto esponenti della criminalita' mafiosa nell'ambito delle manifestazioni. Questo non vuol dire che Cosa nostra stia dietro a questi blocchi, ma che c'e' una presenza inquietante da monitorare attentamente". Per Lo Bello alcune ragioni della protesta sono fondate, ma "la risposta non possono darla coloro che hanno un passato dubbio, o alcuni bravi posti ai crocicchi della protesta, ne' demagoghi in servizio permanente effettivo".

'FORCONI' "MA QUALE MAFIA, E' ASSALTO A POLITICA"

"Ma quali mafiosi, noi siamo gente onesta.
  Sono pronto a fare lo sciopero della fame fino a quando non mi diranno quali sono questi mafiosi presenti nelle nostre manifestazioni. La verita' e' che 150mila persone hanno aderito alla nostra mobilitazione e andremo all'assalto della politica siciliana, della Regione, dell'Assemblea finche' non saranno date risposte chiare alla nostra vertenza". Lo afferma Matino Morselli, del Movimento dei Forconi, dopo le accuse di infiltrazioni della criminalita' organizzata nella protesta che sta mettendo in ginocchio la Sicilia.
Garante sciopero valuta eventuali sanzioni
"Vogliono far passare il messaggio della presenza di infiltrazioni mafiose nei nostri gruppi - prosegue Franco Calderone, sempre del Movimento dei Forconi - mentre i sindacati ci hanno accusato di danneggiare l'economia e altri di essere legati a Forza Nuova. Non siamo legati ad alcun movimento politico. Siamo entrati in piazza per legittima difesa per tutelare le nostre imprese dimenticate dalla classe politica e dai dirigenti di questa Regione".

LEADER PROTESTA, DIANO RISPOSTE O LOTTA PIU' DURA

"Oggi dall'incontro con il presidente Lombardo ci aspettiamo una risposta seria che va data a noi e al popolo siciliano. Non mi aspetto miracoli ma il buon senso di chi ha la responsabilita' politica della Regione. Ci hanno accusato di essere mafiosi ma non ci rispecchiamo nelle parole del presidente di Confindustria Lo Bello e ci sentiamo offesi e indignati.
  Vogliono fare uscire sui giornali immagini che non sono vere e continueremo all'infinito se continueranno ad accusarci di essere strumentalizzati. Se dall'incontro di oggi non dovessero arrivare risposte continueremo a lottare anche con altre forme di protesta". Cosi' il leader della protesta degli autotrasportatori Antonino Richichi oggi presente all'incontro alla presidenza della Regione siciliana tra una delegazione del Movimento dei Forconi, il presidente Raffaele Lombardo e i prefetti siciliani.

A MESSINA CASELLI E STATALI RESTANO OFF LIMITS

A Messina gli autotrasportatori proseguono la protesta contro il caro carburante presidiando senza sosta i caselli autostradali di Villafranca Tirrena e Tremestieri. Il concentramento maggiore resta quello di Tremestieri dove sono circa 150 i mezzi pesanti fermi ai caselli. A questi si e' aggiunto anche un altro presidio, sulla Strada statale 113 all'altezza di Milazzo, dove questa mattina si sono fermate decine di mezzi pesanti. Tir e camion sono disposti su due file lasciando un varco centrale che permette il normale transito delle auto e dei pullman che, pur se con qualche rallentamento, riescono a passare sia dai caselli in entrata che in uscita. Regolare il traffico veicolare in citta'. La protesta fa sentire i suoi effetti principalmente ai distributori di carburante dove la benzina e' ormai esaurita quasi ovunque; chi non ha fatto in tempo a fare il pieno deve rassegnarsi ad attendere la fine del blocco.
  Anche nei supermercati scarseggiano le scorte alimentari e molti banconi sono vuoti.
 
AUTOCOMPATTATORI BLOCCATI, GELA INVASA DAI RIFIUTI
- I blocchi continuano a impedire la raccolta di rifiuti nella provincia di Caltanissetta. I cumuli di spazzatura giacciono in vari punti di Gela perche' i dimostranti hanno impedito agli autocompattatori di raggiungere la discarica di contrada Timpazzo. Alla protesta degli autotrasportatori stamane si sono aggiunti anche i commercianti, con un sit in svoltosi in piazza. A Caltanissetta i tir stazionano sulla statale 640 alle porte della citta' e nei pressi di ponte Capodarso. Il mercato ortofrutticolo rimarra' chiuso fino a domani in segno di solidarieta' con i manifestanti. Alla protesta stamane si e' unito un gruppo di studenti che in corteo ha raggiunto la prefettura.

ALLA RAFFINERIA BLOCCHI AGGIRATI VIA MARE

Al petrolchimico di Gela molti turnisti non hanno ricevuto regolamente il cambio ed e' stato impedito l'accesso ai giornalieri. Se perdura la situazione si rischia di fermare la linea produttiva. Ieri alcuni dipendenti hanno raggiunto il posto di lavoro via mare, grazie alla Capitaneria di Porto. Restano ferme le autocisterne cariche di carburante. Decine di Tir continuano a presidiare le vie d'accesso allo stabilimento.

La rivolta dei Forconi




Ci chiedono da più parti di conoscere il nostro pensiero su quanto sta accadendo in Sicilia da qualche giorno. Quella rivolta diffusa e partecipata che sta gradualmente paralizzando i paesi e le città della Sicilia e, da qualche ora, della Calabria.
Sicuramente una situazione preoccupante per l’ordine pubblico visto che, da un momento all’atro, potrebbe degenerare in una rivolta generalizzata con sviluppi inimmaginabili.
Tuttavia, nonostante i toni euforici di alcuni indipendentisti e l’incitamento ad intervenire nella “lotta” da parte di chi “arma e manda” da una comoda poltrona ben piazzata sotto una tastiera di un p.c., quella in atto non è una “rivoluzione identitaria”.
A confermare ciò non sono solo le innumerevoli bandiere italiane piazzate qua e là su automezzi e barricate e nemmeno le componenti associative che hanno dato vita alla protesta che, oltre al Movimento dei Forconi (associazione autonoma di contadini), sono individuate dal Partito delle Aziende, dal Movimento di Riccardo Sindoca, da Mariano Ferro, il fondatore del MPA di Lombardo, da Scilipoti e il suo partito, dal "Movimento per la gente" di Maurizio Zamparini, dal Presidente del Palermo Calcio, dalle Associazioni Imprese Autotrasportatori Siciliani e da "Forza Nuova".
Che non è una “lotta a base identitaria” lo dicono sia gli organizzatori che i partecipanti. Pertanto è chiaro che la protesta, anche se sacrosanta, punta a sanare solo i sintomi e non le cause del male.
Purtroppo il problema è sempre lo stesso, la mancanza di una presa di coscienza da parte del Popolo. In queste condizioni di “marcata ignoranza identitaria” qualsiasi iniziativa, anche se di dura protesta, già al nascere è destinata a fallire.
La vera rivoluzione è quella culturale, quella che prende vita nel pensiero dell’uomo libero, quella rivoluzione ideologica in grado di trasformare il dolore in gioia, gli anni in minuti, le sconfitte in vittorie.
Pertanto, non fatevi illusioni, cari indipendentisti, solo quando si vedranno sventolare sulle proteste della nostra Gente le bianche bandiere dinastiche delle Due Sicilie, si potrà salutare l’alba di una nuova era.

Cap. Alessandro Romano





18 gennaio 2012 - Ho attraversato la Sicilia da un capo all’altro; ho parlato con quanti stanno sfidando il freddo e la pioggia per fare valere le proprie ragioni; ho incontrato automobilisti furenti per i blocchi, ma comunque sempre solidali con la protesta; ho ascoltato commercianti ed esercenti all’interno dei cui negozi la merce scarseggia quasi al pari degli avventori. Dappertutto ho incontrato un popolo che ha riscoperto l’orgoglio di appartenere alla Sicilia e di rappresentarla forse meglio di quanto stanno facendo quanti siedono nelle istituzioni con questo mandato, ad oggi ampiamente disatteso.
Per queste ragioni la protesta che da lunedì sta paralizzando l’Isola non è uno sciopero come gli altri, ma si sta progressivamente trasformando in una lotta per riaffermare la propria identità e per difendere secoli di storia. La Sicilia, e soprattutto i siciliani, sembrano aver detto basta improvvisamente ad anni di vessazioni ed ingiustizie, di malgoverno e soprusi; quasi come una caldaia che lentamente accumula vapore fino a scoppiare improvvisamente ed in maniera incontrollabile. Un lento ma inesorabile flusso che è dilagato sui social network e sulla rete, rendendo vano l’osceno tentativo di boicottaggio perpetrato dalla stampa nazionale; non solo dalla Rai, che ha perduto l’ultima occasione per giustificare il pagamento di un canone per un presunto servizio pubblico mai erogato, ma anche sulle reti Mediaset e persino sui canali all news che di solito di questi avvenimenti vivono. Un boicottaggio a metà tra il tentativo di sminuire la protesta e quello, altrettanto maldestro, di nasconderla, come si fa con la polvere sotto il tappeto; un tentativo miseramente franato sotto i colpi di una protesta la cui portata si annuncia epica, senza bisogno di scomodare i vespri.
Ma ancora più del silenzio dei mass media risuona assordante quello della politica che si dimostra, ancora una volta, semmai ce ne fosse bisogno, assolutamente impreparata a rappresentare il reale sentire dei cittadini; persino leader ed aspiranti tali abituati a pontificare su tutto lo scibile umano sono rimasti in prudente silenzio, indisponibili a rischiare anche la solidarietà ai manifestanti, salvo poi prepararsi a salire, copiosi, sul carro dei vincitori. Ed il governo nazionale, quel governo Monti che ad alcuni appare miracoloso ma che sta rivelando il suo vero volto nordista e completamente vocato solo alla risoluzione dei problemi della grande finanza e del sistema bancario di cui è evidente espressione, è troppo impegnato con lo spread per ascoltare chi muore i fame. Eppure basterebbe solo leggere la storia per capire che la rabbia di un popolo non può essere sottovalutata, né tantomeno snobbata. Ci provarono tanti anni fa in Francia il re e la regina, allo scoppiare delle prime insurrezioni rivoluzionarie, e si sa come andò a finire: la loro testa sta ancora rotolando. Meditate, governanti, meditate.





mercoledì 18 gennaio 2012

Pino Aprile a Ponte

Il prossimo appuntamento con Pino Aprile è stato promosso dai compatrioti di Ponte, in provincia di Benevento, per sabato 21 gennaio, alle 18, presso la Chiesa dell'Abbazia di Sant'Anastasia. Tema dell’incontro "Perché i terroni salveranno l'Italia", con la presentazione del nuovo libro di Pino Aprile "Giù al Sud".
All’incontro interverranno Libero Sica e Giuseppe Mazza per la Fondazione Il Ponte, Tony Quattrone e Domencio Capobianco per il Partito del Sud, Domencio Rosario Gennaro Ventucci per il Comune di Ponte, mentre le conclusioni saranno affidate allo scrittore e giornalista Pino Aprile.
Per l'occasione verranno consegnate, dal sindaco di Ponte, le Chiavi della Città a Pino Aprile, per aver dedicato l'intero 6° capitolo alla cittadina sannita.
L'evento è organizzato dalla neonata Fondazione Il Ponte in collaborazione con il Partito del Sud Gruppo Sannita, con il patrocinio del Comune di Ponte e la partecipazione della Galleria d'Arte Moderna Art's Event.
I compatrioti e gli amici Neoborbonici della Regione Sannita, sono invitati ad intervenire.

Cap. Alessandro Romano






Se “Terroni” era il libro della rabbia e della protesta diventando (con oltre cinquecentomila copie vendute) un vero caso culturale e la bandiera di una nuova fierezza del Sud, “Giù al Sud” è il libro della speranza, del progetto e della poesia. Il nuovo lavoro dell’amico Pino Aprile è la giusta continuazione della sua prima opera meridionalista. Dalle storie degli ulivi che camminano verso il sole ai racconti degli emigranti, dalle verità storiche raccontate dai “neoborbonici” ai luoghi comuni perpetuati dai soliti intellettuali “ufficiali” distributori di etichette ma sempre incapaci di entrare nel merito di dati e fatti. “Giù al Sud” è un altro lavoro di ricostruzione necessaria...
di quei “pezzi di memoria” di cui siamo composti (“il passato non passa ed è la somma delle cose che fanno quello che sei ora”), un dibattito serrato, vincente e avvincente contro i tanti (troppi) detrattori del Sud di ieri e di oggi (“il passato non passa”). “Papà mi ha mandato qui per sapere chi sono”, dice una figlia di un emigrato americano alla presentazione della versione statunitense di  “Terroni” e dice una verità importante e preziosa anche per il suo e il nostro futuro.  “Giù al Sud” è un resoconto dei tantissimi viaggi compiuti in giro per l’Italia e all’estero dal “terrone” più famoso al mondo diventato, giustamente, un riferimento importante per tutti quelli che, da soli o in gruppi e movimenti, cercano la strada per il riscatto degli antichi Popoli delle Due Sicilie. E Pino, a modo suo, commosso, ironico, a volte disincantato, più volte incantato (come nel dna dei meridionali veri), da’ voce ad un Sud troppo spesso silenzioso e senza voce per dignità o per oppressione. Pino  ci spiega, tra l’altro, le motivazioni della subordinazione delle nostre classi dirigenti e come avviarci (finalmente) a formare le nuove e vere classi dirigenti meridionali, vera sfida del Sud di domani (unito, federato, confederato e separato che sia). “E mo’ mi dici che fare?” è il titolo di uno dei capitoli più importanti ed è la domanda che più frequentemente ricorre dopo gli incontri, i convegni, i dibattiti ai quali spesso siamo presenti da circa 20 anni: continuare a raccontare, continuare a scrivere libri come “Giù al Sud”, a leggerli, a divulgarli, a ritrovare radici, identità, orgoglio, a liberarci da quella “minorità” che ci imprigiona da 150 anni, a utilizzare il sapere per iniziare a “saper fare”, cominciando a pensare che (oltre al mondo intero) anche il cortile di casa nostra può e deve essere salvato, come ci suggeriscono le ultime pagine del libro. E’ questo il nostro compito (anche da “neoborbonici”) e lo sarà anche per i prossimi decisivi anni. Pino sa scrivere come pochi in Italia e le oltre 400 pagine si leggono, come ha fatto chi scrive queste poche note, in poche notti. Ne vale la pena. Non solo per trascorrere alcune ore piacevoli in compagnia di un buon libro, ma anche per trovare, in una sorta di appassionante “caccia al tesoro”, qua e là tra le pagine, i motivi veri per i quali anche noi crediamo che i “terroni” salveranno se stessi e forse anche l’Italia.

Gennaro De Crescenzo






lunedì 16 gennaio 2012

Tutti a Gaeta



Nei giorni  10, 11 e 12  febbraio 2012

XXI  CONVEGNO NAZIONALE TRADIZIONALISTA

DELLA  FEDELISSIMA  CITTÀ  DI  GAETA


Gaeta è un luogo caro ed importante per la nostra dignità di Popolo, il campo di battaglia dove, un Esercito mortificato ed infangato, riscattò, con coraggio ed ardimento, il proprio onore scrivendo le più belle e gloriose pagine della nostra storia.
Gaeta è la città dove un Re Napoletano, dal cuore napoletano, assediato da terra e da mare dalla congiuntura atea-massonica internazionale, sacrificando il suo trono e mortificando la sua persona, volle lasciarci un forte messaggio di fede, speranza, pace e giustizia che adesso abbiamo l'onore di raccogliere e diffondere a tutti coloro che si riconoscono quale figli di una Patria antica ed immortale.
Per ognuno di noi è un dovere raggiungere Gaeta in questa particolare circostanza, un atto necessario per ricordare e rinvigorire quegli stessi alti Ideali che hanno unito i nostri Martiri sugli spalti della gloriosa Fortezza fino all'estremo sacrificio della vita.
Raduniamoci a Gaeta, sotto la protezione dell'Immacolata Concezione e le preghiere di un Re cattolico, per ritrovarci da fratelli quali figli dell’antica Patria Napolitana che continua a vivere nelle nostre menti ed a pulsare nei nostri cuori.

Tema dell’incontro di quest’anno sarà:



DAI PRIMATI ALLA RECESSIONE
Viaggio nei destini del Sud

Nell’attesa di diramare il programma dettagliato del Tradizionale Evento, anticipiamo che la tre  giorni si svolgerà secondo il consueto calendario.      









domenica 15 gennaio 2012

Grazie Foggia

Una folla interessata e partecipe ha onorato la conferenza che si è tenuta lo scorso venerdì 13 gennaio nel Teatro Regio di Capitanata a Foggia.
Ciò che ha lasciato non poco meravigliati gli organizzatori, è stato l'estremo interesse che l'argomento ha suscitato tra i presenti che si sono trattenuti ben oltre i tempi previsti, richiedendo una integrazione della relazione oltre l'excursus espositivo in programma.
Un lusinghiero successo che ha aperto nuovi appuntamenti con la nostra Gente.
Il nostro vivo plauso va ai promotori dell'iniziativa, i compatrioti della Daunia Due Sicilie ed ai respondebili del bellissimo e prestigioso Teatro che ha accolto l'iniziativa.
Grazie Foggia.












venerdì 13 gennaio 2012

Ruggero Guarini docet

Come faranno mai a vincere questa “guerra non dichiarata” i nemici della verità, i “fautori del mendacio”, i giornalisti “ciucci e venduti” se sul nostro Fronte ci sono arroccati personaggi del calibro di Lino Patruno, Pino Aprile, Gennaro De Crescenzo, Luciano Salera, Lorenzo Del Boca, Antonio Grano, Gigi Di Fiore ed, appunto, Ruggero Guarini, seguiti da una schiera ormai incalcolabile di scrittori e giornalisti, noti e meno noti, e di attivisti di ogni estrazione politica e sociale?
Dopo i colpi ben assestati dei giorni scorsi, arriva il nostro Ruggero che completa l’opera con un “ripasso” di storia e di politica sui vari quotidiani chiudendo alla grande la settimana appena dopo l’anno dei festeggiamenti e delle celebrazioni centocinquantenarie.
Anche in questo caso la soddisfazione è tanta e la gratitudine è immensa.
   
Cap. Alessandro Romano



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 Quando Dostoevskij bocciò l’Italia Una

di
Ruggero Guarini

      Ora che con la fine dell’anno appena defunto si è concluso anche il programma dei festeggiamenti per il 150° anniversario della nascita dell’Italia Una sarà forse consentito ricordare che quel lieto evento poté sembrare un disastro non soltanto a molti nobili spiriti del nostro Mezzogiorno (vedi quel grande storico che fu Giacinto De Sivo, che sullo spirito del nostro Risorgimento scrisse a botta calda pagine strepitose), e talvolta persino ad alcuni dei suoi massimi artefici (vedi la ormai celebre lettera in cui Garibaldi, nel 1868, scrivendo all’amica Adelaide, riconobbe che la sua impresa, nel nostro Sud, aveva “cagionato solo squallore e suscitato solo odio»), ma sembrò tale persino a qualche geniale testimone forestiero. Il più lucido dei quali fu, probabilmente, Dostoevsvkij.
       Quello scrittore quasi profetico in rebus politicis derise infatti la nascita dell’Italia Una in uno dei tanti  articoli che scrisse per “Il Cittadino”, la rivista a cui collaborò fino alla morte. L’articolo uscì nel giugno del 1878. Ma dove e quando il giudiziom cje vi è espresso prese forma nella mente del suo autore? Durante il suo primo soggiorno italiano, nel 1862? O forse durante il secondo, nel 1868, quando si spinse fino a Napoli?
      Anche questa domanda, come quasi tutte quelle mi pongo da anni sull’argomento, nasce dall’incontro nella mia zucca di un fatto del giorno con qualche mio antico ricordo. In questo caso, il fatto del giorno è la lettura delle ultime fiere esternazioni patriottiche racchiuse nell’ultimo discorso del nostro Presidente. Il vecchio ricordo mi rimanda invece al moto di lieta sorpresa che il citato beffardo giudizio di Dostoevskij mi procurò il giorno in cui, tanti anni fa, sfogliando la bella edizione italiana, curata per la Sansoni da Ettore Lo Gatto, del “Diario di uno scrittore”, mi imbattei per caso nella pagina che lo racchiude.
     In quale delle tante città in cui soggiornò nel corso di quei due viaggi – Torino, Roma, Napoli o Firenze, dove fra l’altro scrisse L'idiota – Dostoevskij scoprì dunque che l’Italia Una non gli piaceva affatto? Quali suoi aspetti gli sembrarono particolarmente molesti e irritanti? E con quali nostri spiriti del tempo ebbe nodo di esprimere e discutere i motivi della sua ripulsa, per non dire del suo disgusto? Non so se all’argomento sia stata mai dedicata la necessaria attenzione. Ecco intanto il passo principale dell’articolo con cui l’autore dei “Fratelli Karamazoff” liquidò l’imprersa del conte di Cavour:
      «Per duemila anni l’Italia ha portato in sé un’idea universale capace di riunire il mondo, non una qualunque idea astratta, non la speculazione di una mente di gabinetto, ma un’idea reale, organica, frutto della vita della nazione, frutto della vita del mondo: l’idea dell’unione di tutto il mondo, da principio quella romana antica, poi la papale. I popoli cresciuti e scomparsi in questi due millenni e mezzo in Italia comprendevano che erano i portatori di un’idea universale, e quando non lo comprendevano, lo sentivano e lo presentivano. La scienza, l’arte, tutto si rivestiva e penetrava di questo significato mondiale. Ammettiamo pure che questa idea mondiale, alla fine, si era logorata, stremata ed esaurita (ma è stato proprio così?) ma che cosa è venuto al suo posto, per che cosa possiamo congratularci con l’Italia, che cosa ha ottenuto di meglio dopo la diplomazia del conte di Cavour? È sorto un piccolo regno di second’ordine, che ha perduto qualsiasi pretesa di valore mondiale, [...] un regno soddisfatto della sua unità, che non significa letteralmente nulla, un’unità meccanica e non spirituale (cioè non l’unità mondiale di una volta) e per di più pieno di debiti non pagati e soprattutto soddisfatto del suo essere un regno di second’ordine. Ecco quel che ne è derivato, ecco la creazione del conte di Cavour!».
     Alla lettura di questo passo può essere utile aggiungere quella delle pagine che in un vecchio, ottimo libro di Ettore Lo Gatto (“Russi in Italia”, Roma, Editori Riuniti, 1971) riguardano appunto i soggiorni italiani di Dostoevskij.

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FISIMARIO

Nuovi e vecchi giudizi sul cardinale Ruffo

di
Ruggero Guarini



      In una recente ricostruzione della storia della famiglia Ruffo di Calabria (Domenico Gioffré: “La gran casa dei Ruffo di Bagnara”, edizioni Equi-libri), nel capitolo dedicato al cardinale Fabrizio Ruffo, si può leggere, fra l’altro, un equilibrato giudizio sul vano tentativo compiuto dall’autore dell’impresa sanfedista di sottrarre al loro tragico destino i capi della Repubblica Partenopea.
      È noto come andarono le cose. Giunto con la sua armata alle porte di Napoli, il cardinale ricevé più volte, dalla corte borbonica rifugiata a Palermo, ordini scritti in cui lo si diffidava dal concedere ai giacobini sconfitti un onorevole patto di resa. Ma il cardinale, considerando ormai prossima la caduta della città, prima che arrivassero altri espliciti ordini contrari, intraprese ugualmente trattative volte a indurre i giacobini a sottoscrivere una capitolazione che offriva loro la possibilità di sfuggire alle pene previste per la loro impresa imbarcandosi per la Francia.
      A questo punto, quando l’accordo era già stato sottoscritto e accettato anche dai comandanti delle truppe regolari presenti all'assedio della città (comandanti delle navi inglesi e di alcuni contingenti russi e turchi), Ferdinando IV e Carolina, forti dell'appoggio dell'ammiraglio inglese Orazio Nelson inglese, esautorarono il cardinale dal comando. Quindi Nelson, appena giunto in rada, annullò le clausole del trattato già stipulato. E al cardinale, minacciato persino di arresto, toccò di dover  assistere impotente a quelle esecuzioni che aveva tentato invano di scongiurare.
      Ovviamente – commenta Gioffrè – Ferdinando e Carolina non capirono che con tutte quelle messe a morte avrebbero trasformato i giacobini napoletani in martiri. E osserva che “forse non sbagliava il cardinale Ruffo quando sosteneva che il perdono sarebbe stato la migliore politica”. Giudizio ormai accettato, com’è noto, anche dalla migliore storiografia antiborbonica, nonché perfettamente conforme al mirabile ritratto che di quella geniale figura di porporato, di politico e di condottiero fu abbozzato in quella che resta, a mio sommesso parere, la pagina più toccante che sia stata scritta su di lui.
      «Eppure – si dice in questa pagina – noi intraprendiamo uno strano assunto, quello cioè di provare che fin qui il Cardinale Ruffo è stato calunniato dalla Storia, o meglio dagli storici: noi speriamo riuscirvi; e ciò come si comprende, per puro amore del vero. Diciamo cosa fosse in quell'epoca il Cardinale Ruffo, il quale tra non molto diverrà uno degli eroi più coraggiosi di quei disgraziati tempi, in cui tutti coloro che parteggiavano per la corte eran ritenuti come completamente privi di senso morale, d'onor nazionale e di diritto delle genti. Non si creda che noi ci lasciamo trascinare dall'amore del paradosso. Chi leggerà vedrà e sopra tutto giudicherà».
      E ancora vi si aggiunge: «La nostra parzialità consiste a non volere che l’uomo di genio, di semplice audacia se volete, che ha concepito il piano della restaurazione di Ferdinando I, che ha varcato lo stretto con tre mila ducati, un luogotenente del Re, un segretario, un cappellano, un cameriere, un domestico, che ha messo il piede in Catona, in mezzo a trecento insorti, che ha traversata tutta la Calabria, combattendo per una causa ingiusta, ma, infine combattendo tuttavia, che è arrivato a Napoli con 60 mila uomini, che fino all’ultimo momento ha difeso la capitolazione firmata da lui, e che è caduto in disgrazia del Re, che doveagli il proprio regno, per aver propugnato contro Nelson, Acton, e Carolina, i diritti dell’umanità, venisse trattato come un Pronio, uno Sciarpa, un Mammone, un Fra Diavolo».
      L’autore di questo mirabile elogio non è uno storico. È un grande scrittore. È Alessandro Dumas. E benché egli fosse di gusti giacobini, non esitò a infilarla nella sua vivacissima "Storia dei Borbone di Napoli". Della quale credo si trovo ancora in commercio qualche copia della bella traduzione italiana edita in due volumi edita da Marotta & Marotta nel 2002.

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CARA POLITICONA
di
Ruggero Guarini


La Stampa ci informa che gli italiani, nel 2011, hanno speso 76,5 miliardi di euro, in media più di 1.200 a persona, per lotterie, gratta e vinci e scommesse. Con un aumento di circa 250 euro a persona rispetto all’anno precedente. Il Paese è in recessione e si ha meno denaro, ma si spende di più per tentare la fortuna. Secondo la giornalista, ciò indica che “milioni di italiani ripongano maggiore fiducia nella fortuna come mezzo per risollevare le proprie sorti piuttosto che nelle loro capacità o in quelle dei loro governanti”. Indubbiamente c’è del vero, in questa spiegazione, ma non è la sola.
In primo luogo, è stupefacente che si possa sperare nei governanti per risollevare le proprie sorti. Questa è un’idea assurda. Tutto ciò che i governanti possono fare per la prosperità dei cittadini è “non fare nulla che gli impedisca di essere prosperi”. Lo Stato non ha il dovere, e neanche la possibilità, di offrire ai cittadini la ricchezza in confezione regalo; al contrario, dovendo fornire dei servizi essenziali, sarà sempre lui a chiedere ai cittadini una parte della loro ricchezza.
Da noi invece i cittadini hanno la speranza di riuscire a tassare lo Stato: con un posto nell’Amministrazione pubblica (uno stipendio in cambio di poco, a volte in cambio di niente); una pensione solo perché poveri, vecchi o malati; un sussidio di disoccupazione e cure mediche perfette, per tutti e gratuite. Questo atteggiamento demenziale è stato incoraggiato dai politici che, contraendo debiti per un totale di 1.900 miliardi di euro (come non cessano di ricordarci i mercati finanziari) hanno fatto contenti i cittadini ed hanno alimentato per decenni questa mentalità deviata.
Uno Stato ben ordinato fornisce i servizi essenziali e solo quelli; li amministra in modo razionale, evitando accuratamente gli sperperi e mantiene bassa la pressione fiscale, in modo da incoraggiare le attività economiche. Ecco il modo in cui può “risollevare le sorti” dei cittadini. Non tanto facendo qualcosa per loro, dunque, quanto mantenendo un basso profilo e pesando poco. Tutto l’opposto di ciò che è avvenuto ed avviene in Italia.
Questo stato di cose, durato troppo a lungo, ha sregolato i cervelli. Lo sganciamento del denaro dal lavoro ha indotto molte persone a credere che si può ottenerne un po’ col lavoro, ma il grande denaro si consegue – oltre che con la corruzione - essendo grandi calciatori, grandi cantanti, grandi attori o partecipando a giochi in televisione. Ma una constatazione si impone subito: non tutti sono bravi a calciare una palla, incantare una platea o risolvere un quiz. Molti, poverini, non hanno neanche la possibilità di farsi corrompere e l’unica possibilità che rimane, per arricchirsi senza sforzo e senza merito, è la lotteria. Poco importa che i competenti avvertano che il gioco è scorretto. Che il mazziere bara. Che l’unico che vince è costantemente il banco. Quanto più le cose vanno male, tanto più ci si rivolge al caso benevolo. Perché benessere e malessere dipendono dalla fortuna più o meno grande che si ha. E allora bisogna tenerle la porta aperta.
Questa mentalità ha riflessi negativi anche in politica. Se i cittadini perdono il contatto con la piatta aritmetica economica, se abbandonano la realtà in favore del sogno, divengono i bersagli ideali della demagogia. Solo un Paese di analfabeti economici può sognare di uscire dalla miseria andando ad impadronirsi dei beni dei “ricchi”: e tuttavia proprio questo promettono alcuni partiti. Solo un Paese di analfabeti economici poteva credere che fosse “generoso e sociale”, e non “demente e criminale”, uno Stato che creava il nostro colossale debito pubblico. E solo un popolo poco intelligente poteva considerare uno iettatore chi, in quegli anni lontani, avvertiva del pericolo.
Ora siamo al dramma, e non sappiamo se e come ne usciremo. E qual è la soluzione? Vincere all’Enalotto.     
Cari giovani indignados napoletani che oggi parteciperete alla grande protesta alla piazzaiola organizzata dal vostro movimento su scala nazionale – ma voi siete davvero convinti che la vostra rabbia di incazzati in servizio permanente effettivo possa servire a risolvere soltanto uno degli innumerevoli problemi che si aggrovigliano in quell’enorme garbuglio che è la presente crisi mondiale?
      A incoraggiarvi a coltivare questa candida convinzione provvede naturalmente un’ardentissima brama di protagonismo politico. Accoppiata, naturalmente, a una profonda passione contestatrice e riformatrice. E soprattutto condita da una ancor più toccante persuasione: la certezza di rappresentare, in questo mondo di merda, la giustizia, la virtù, l’amore, la saggezza, il bene, la morale, la ragione e simili. Sono infine sicuri di essere anche molto intelligenti e originali. Ho tuttavia la vaga sensazione che fra le vostre idee non se ne trovi nemmeno una che non provenga da quell’immensa discarica di illusioni in cui la storia non cessa di rovesciare gli avanzi delle varie ideologie che da due secoli e rotti infuriano nel mondo occidentale.
      La più commovente delle vostre passioni è comunque la vostra fede nel potere salvifico della politica. Ossia di un idolo che tutti voi, se foste davvero quei draghi del pensiero che immaginano di essere, anziché mettere al primo posto, dovreste piuttosto cercare di mettere al posto suo, rivolgendole magari questo discorsetto:
      «Cara Politicona – dunque sei tornata a gongolare. Per farlo ti è bastato questo intoppo della crisi finanziaria planetaria. Dalla quale ti auguri che scaturiscano effetti abbastanza devastanti da incoraggiare i tuoi fan a tentare di restituirti quel preteso primato che negli ultimi trent’anni, grazie a una lunga stagione di crescita economica mondiale, nonché all’epilogo catastrofico del più gagliardo esperimento politico di tutti i tempi, avevi, se Dio vuole, in gran parte perduto.   
      «Ma come ti permetti ancora oggi di rivendicare un qualsiasi primato nella vita e nella storia dell’umanità quando nessuna delle conquiste che attraverso i secoli e i millenni hanno continuamente migliorato e allietato l'esistenza umana ricreandone incessantemente le forme può essere attribuita a te? Hai forse inventato tu il fuoco, la cucina, la tessitura, l’agricoltura? E l’architettura, la ruota, la scrittura? E l’orologio, la lente, la stampa, il telescopio, la pila? E il telegrafo, il telefono, il treno, l’automobile, l’aeroplano? E la fotografia, il cinema, la radio, la televisione, il computer, il cellulare? E la balestra, la fionda, la cerbottana, il boomerang, il fucile e la bomba atomica? E i lassativi, le supposte, l’aspirina, i sulfamidici, gli antibiotici? E il commercio, l’industria, il denaro, il credito, la banca? E la musica, l’arte, la poesia, la religione, il teatro? E la ruota, la palla, lo specchio, la trottola e i dadi?
      «Ma va là, fanfarona che non sei altro! Tu non hai mai inventato un tubo. Non hai inventato nemmeno i pennarelli con cui oggi noi indignados scribacchieremo i nostri slogan, nemmeno le tastiere e le chitarre che  strimpelleremo fra un comizi etto e l’altro, nemmeno i megafoni con cui intensificheremo il suono delle nostre voci di pubblici rompicoglioni, nemmeno gli i-Phone e gli i-Pad con cui cercheremo anche oggi di mantenerci in contatto fra di noi e col mondo. Figuriamoci se potrai essere tu a inventare quella rivoluzione davvero epocale che presto, come abbiamo letto anche noi giorni fa, sconvolgerà il mondo della produzione e del lavoro mediante quell’ultima diavoleria che sono le nanotecnologie studiate oggi negli Usa.. Di quale primato vai dunque vaneggiando e sproloquiando?
      «Il solo primato che puoi rivendicare è in effetti quello dei disastri e delle infamie che riesci a provocare tutte le volte che io mi diverto a soddisfare per qualche tempo la tua pazza voglia di affermare questo tuo primato immaginario più o meno su tutti e su tutto. Pensa per esempio ai primati che raggiungesti nel XVIII secolo quando ti permisi di affermare la tua creatività rivoluzionaria col metodo Terrore & Ghigliottina. O quando quegli eccelsi fautori del tuo primato che furono i capi dei regimi totalitari inventarono il lager e il gulag. O a quelli che puoi sbandierare da secoli nel mondo islamico, dove lo strapotere di una politica che si confonde con la religione, mentre impedisce a quei paesi di avanzare sulla strada della democrazia e della libertà, gli assicura il primato nel ramo stragi e massacri.
      «E adesso spiegaci, ti prego, quali nuovi effetti di questa specie ti proponi di scodellare non appena avrai riconquistato, incitandoci a indignarci, quel primato a cui tieni tanto».