lunedì 9 aprile 2012

Risposta al Corriere del Mezzogiorno


In un suo articolo del 7/4/12 Ugo Piscopo polemizza con il “neoborbonismo” dilagante e la “faciloneria” dei primati borbonici citando, tra l’altro, l’istituzione dell’Orto Botanico del 1807 (“realizzato su un’idea concepita in precedenza da Ferdinando IV”: cfr. sito ufficiale dell’Orto Botanico a cura dell’Università di Napoli). Non ho avuto il piacere di leggere l’articolo citato da Piscopo e che si sarebbe macchiato di questo “crimine” nell’attribuzione del primato, ma in molti dei testi “neoborbonici” più diffusi si fa riferimento ai “primati del Regno di Napoli”
e non ai primati borbonici, senza escludere i (pochi) primati del (breve) periodo francese. In quanto alle (solite) critiche ai Borbone “rintanati” o “accucciati” a Palermo in quegli anni, per gli sconvolgimenti che Napoleone portò in tutto il mondo, che cosa avrebbero potuto/dovuto fare i Borbone per giunta alleati con la grande Inghilterra? “Rinnovamenti sociali e culturali”, “fine del Medio Evo”, primati vari: tutto in 10 anni e sotto il governo del cognato (!) e del fratello (!) di Napoleone? E il tutto supportato da una fonte come il mediocre romanzo scritto da Antonio Ranieri (“Ginevra o l’orfana dell’Annunziata”)?    A proposito, allora, di “sinossi strampalate e facilone”, l’articolista riferisce, in base ad alcune leggende citate nello stesso romanzo, che al ritorno dei Borbone “per miracolo si salvò l’Orto Botanico ma non si salvò il suo direttore”: peccato che (cfr. la stessa fonte ufficiale cit. prima) con i Borbone l’Orto  continuò tranquillamente le sue attività e così anche il suo direttore (il grande Michele Tenore, in carica dal 1810 al 1860…). Altro che riforme e codici: e le migliaia di arresti e di fucilazioni o le decine di paesi (soprattutto calabresi) interamente devastati, saccheggiati e bruciati? In Spagna Goya ha celebrato in alcune sue grandi opere l’eroismo dei popolani che si ribellarono all’invasione francese in quegli stessi anni. Da noi c’è ancora qualcuno che, rinnegando radici e orgoglio, quando parla dei difensori della (legittima) patria napoletana usa, con disprezzo, parole come “plebi” o “burattinai” con il consueto pizzico di astio antiborbonico e antinapoletano, un astio del tutto immotivato visto che nessun “neoborbonico” e (speriamo) nessun “neomurattiano” ha mai  progettato ipotetici ritorni monarchici su un trono di Napoli.
Cortesi saluti.
Prof. Gennaro De Crescenzo,
Napoli