martedì 13 novembre 2012

Ordine Costantiniano - Evento a Napoli











UN PO’ DI STORIA
Il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio risale alla “Cavalleria aurata costantiniana” (aurata in virtù del collare d’oro finissimo che portavano i più alti dignitari), che l’Imperatore Costantino fondò nel 312 d. C. dopo la sua definitiva vittoria contro Massenzio a Ponte Milvio che lo rese signore indiscusso dell’Impero Romano, vittoria ottenuta grazie al favore divino della visione della Croce in Cielo con la scritta “In Hoc Signo Vinces”, che egli fece poi apporre sui vessilli e sulle armature sue, dei suoi figli e dei suoi ufficiali.
Costantino, come ringraziamento al Signore per la vittoria, fondò il primo Ordine cavalleresco della storia, investendo egli stesso i primi cinquanta cavalieri, fra cui i suoi figli futuri Imperatori; inoltre, come è noto, concesse la definitiva libertà di culto ai cristiani in tutto l’Impero. A riprova di ciò, esiste un medaglione di Costante I (337-350), figlio di Costantino, che regge il labaro col Cristogramma “XP”. 
Particolarità dei Cavalieri Costantiniani è che fossero disarmati e dedicati alla difesa dei valori umani dettati dal Cristo anche e soprattutto durante le battaglie. 
Un nemico caduto da cavallo o giacente a terra ferito e disarmato era un essere indifeso e non rappresentava più l’avversario, ma il fratello da soccorrere. Furono questi i principi, incomprensibili ai piemontesi e travisati dagli storici, per i quali l’etica cavalleresca impose ai soldati delle Due Sicilie, Cavalieri Costantiniani, di lanciarsi nel Fiume Garigliano per salvare la vita dei nemici in procinto di annegare. Furono questi i principi ai quali l’ultimo re delle Due Sicilie, Francesco II di Borbone, restò fermamente fedele fino a perdere il trono e ad affrontare l’esilio. Principi fondati sull’amore, sulla tolleranza, sulla carità e sulla pace di cui Francesco II ne fu il massimo garante tra le ingiurie, le calunnie e la maldicenza del “nuovo corso” che avanzava senza pietà travolgendo tutto e tutti.